giovedì 25 giugno 2009

In nome dei lavoratori (seconda puntata)

Spingo a caso uno dei pulsanti. Una pernacchia metallica e poi un lungo silenzio. Provo un altro, un altro ancora. Li provo tutti. Otto pernacchie metalliche seguite da otto lunghi silenzi. Oggi sarebbe stato facile, avrei preso il telefonino e chiamato il grande Sindacalista per dirgli quello che pensavo del suo citofono. Quindici anni fa mi guardo intorno e vedo soltanto sarcinesche abbassate, portoni chiusi, auto parcheggiate.

Lancio un'occhiata implorante al cancello anodizzato, poi in alto all'edificio cinquecentesco molto elegante, cinque piani di caldi mattoni rossi. E lo vedo, le braccia comodamente appoggiate alla ringhiera di ferro del balcone, il grande Sindacalista si sta godendo lo spettacolo, il mio spettacolo.

'Da quanto tempo sei lì a prendermi in giro?', gli chiedo. Il grande Sindacalista non risponde, si limita a fare un gesto con la mano tesa. Il cancello si apre automaticamente su un vialetto. Lo seguo fino ad un altro portone di metallo anodizzato e un altro citofono senza nomi. Il 'vaff..' a quel punto mi viene proprio dal cuore.

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