domenica 12 luglio 2009

il capo (terza parte)

Ha cominciato a telefonarmi tutti i giorni.
All'inizio era sempre la sua segretaria a chiamarmi: “Francesca c'è il capo che vuol parlare direttamente con lei. La metto in attesa, quando si libera glielo passo. Mi raccomando” e io ogni volta mi chiedevo di cosa si dovesse raccomandare.
Poi col tempo ho comincio a capire: “mi raccomando Francesca oggi il capo ha avuto una giornataccia, me lo tiri su lei che altrimenti lo sa come è fatto......” e anche se io non so come è fatto, immagino fin troppo bene cosa si aspetti da me la segretaria. E non mi piace.
Il capo tocca, allunga le mani, palpa, recita; qualche volta è paterno, altre aggressivo, altre ancora distratto come se toccare le sue collaboratrici fosse un suo diritto che non ha alcun bisogno di preamboli per essere esercitato.
Tutti sanno ma pare che nessuno ne faccia un problema. Se vuoi fare carriera devi imparare presto come va il mondo e se ti scandalizzi per la prima palpatina del capo, difficilmente sarai in grado di affrontare situazioni ben più delicate.
L'ordine, per tutti i collaboratori del capo, è che quando lui è chiuso in ufficio con una delle sue collaboratrici, nessuno deve disturbare. Così va il mondo.
Col tempo poi ho imparato che fuori da quella porta, nelle stanze dei suoi collaboratori più stretti, si facevano delle vere e proprie scommesse sul genere di avances che avrebbe dovuto subire la malcapitata e sulle eventuali reazioni delle nuove. Le vecchie collaboratrici che uscivano dall'ufficio del capo, erano anzi trattate con goliardica complicità e non si risparmiavano i particolari dell'incontro appena avvenuto. Ad un certo punto furono persino affidate alle parti del corpo che il capo avrebbe toccato, le previsioni del suo umore in occasione di grandi eventi. Se toccava le tette significava che era triste se invece toccava le cosce, significava che aveva qualcosa di diabolico in mente.
Una mattina mi chiama personalmente alle otto e mezzo.
L'ultima volta ci eravamo sentiti la sera prima e avevamo fatto il punto della situazione.Quando sento la sua voce al telefono penso che sia successo qualcosa.
Invece mi chiede come sto. “ieri sera ti ho sentita stanca” mi dice “e volevo assicurarmi che tu avessi riposato bene”. Un po' imbarazzata gli rispondo che ho dormito benissimo "ottimo" mi fa lui "allora ti aspetto nel pomeriggio a Milano che dobbiamo parlare".

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